Focus

LA MALEDIZIONE DELL’ANELLO D’ORO

LA MALEDIZIONE DELL’ANELLO D’ORO
François Roca, Fred Bernard
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Primo albo realizzato per festeggiare i vent’anni della collaborazione artistica tra Fred Bernard e François Roca, La maledizione dell’anello d’oro conferma il valore del loro sodalizio e porta avanti la storia già raccontata in Anya e Tigre Bianca invitandoci a guardarla da un’altra prospettiva. Il personaggio ‘cattivo’ del libro uscito per #logosedizioni nel 2016 era una maga cieca dai capelli corvini, che aveva gettato il Paese del Grande Bianco nello sconforto rapendo tutti i bambini nati in un preciso anno per tenerli prigionieri nelle cantine del palazzo reale dove li costringeva a lavorare per fortificarlo scavando la terra e tagliando la pietra. Ma già dalle ultime pagine di questo volume la malvagità della donna mostrava alcune crepe lasciando affiorare tenerezza e fragilità.
Risalendo a ritroso in quella che potrebbe configurarsi come una vera e propria saga, nel loro nuovo libro Bernard e Roca raccontano l’infanzia e la giovinezza della maga, di cui conosciamo finalmente il nome: Cornelia. Mentre in Anya e Tigre Bianca era il Tempo a raccontare la storia, anche qui ci troviamo in presenza di un narratore particolare, Jack il Corvo, che si richiama a una lunga tradizione di fiabe con animali protagonisti, da Fedro a Esopo, fino a La Fontaine, citato espressamente nel testo. A battezzarlo Jack è stata proprio Cornelia, che fin dalla sua prima apparizione si mostra particolarmente decisa e aggressiva. Ciò nonostante il corvo giura di restare al suo fianco per sempre perché le deve la vita: caduto dal nido, stava infatti per essere divorato da un gatto famelico che la bambina aveva prontamente ucciso a calci.


Come già in Anya e Tigre Bianca, il personaggio di Cornelia, visto dagli occhi di questo narratore particolare, appare piuttosto complesso: è volubile e incline all’ira ma è anche capace di grande dolcezza. Passa ore ad accarezzare le ali e la testa e a grattare il collo del suo amico pennuto e lui le fa da uccello-pilota, la guida in giro, le indica gli ostacoli e le porta tutto ciò di cui ha bisogno.
Da quando ha perso i genitori e la vista a causa di un fulmine, Cornelia vive all’Orfanatrofio del grande A, dove ha stretto amicizia con Virginia, una ragazza dai capelli rossi. Dotate entrambe di talento per la musica e somiglianti nell’aspetto fisico, le due amiche hanno caratteri molto diversi: Cornelia è collerica e amante della letteratura, mentre Virginia ha un temperamento mite ed è brava con la grammatica e le tabelline. Cornelia ama raccontare storie e Virginia non si stanca mai di ascoltarla. Le due ragazze diventano ben presto inseparabili e, in compagnia del fido Jack, si recano spesso in un antico tempio in rovina che sorge in una foresta non lontana dall’orfanotrofio, nascosto da una folta vegetazione e da alberi contorti. Qui, al centro di un’ampia sala un tempo probabilmente adibita a luogo di culto, troneggia un immenso occhio di pietra con un anello incastonato nell’iride. Secondo la leggenda del Tempio perduto, colei che riuscirà a infilarsi l’anello al dito sarà destinata a vivere in gioia e prosperità. Dopo vari tentativi, alla fine Cornelia riesce a indossare l’anello ma quello che in apparenza è un trionfo segna per lei l’inizio di una serie di sventure.

In occasione del suo diciassettesimo compleanno, Genius mano fredda, un affascinante indovino e benefattore dell’orfanotrofio, le dona un libro di magia al profumo di cannella. Da questo momento Cornelia langue d’amore per lui e comincia ad agitarsi, a vagare e a parlare nel sonno. Finché, in una notte tempestosa, Virginia si impadronisce del libro che ritiene portatore di sciagura, ma Cornelia la coglie sul fatto. Virginia fugge dalla finestra e sale sul tetto; Cornelia la rincorre e nel tentativo di riacciuffare il libro scivola e cade giù. Per fortuna l’anello d’oro ha dato a Cornelia il potere di volare, e così la ragazza plana leggera fino a posarsi delicatamente sull’erba del cortile. Per le suore dell’Orfanotrofio Cornelia è vittima di un sortilegio e Genius si offre di guarirla. A tal fine la conduce con sé nel Paese del Grande Bianco dove la storia si ricongiunge a quella raccontata in Anya e Tigre Bianca.
Scopriamo che Genius cercava una donna cieca da prendere in moglie perché, pur essendo affascinante e avvenente in società, nell’intimità si trasforma in un mostro e solo chi non può vederlo riesce a rimanere insieme a lui. Ma è anche un uomo malvagio e alla fine spinge Cornelia a diventare una rapitrice di bambini. Per fortuna, grazie all’intervento di Virginia e Jack nonché alla magnanimità di Anya, la storia ha un lieto fine e il nefasto anello d’oro viene gettato in fondo a un lago, dove non potrà più nuocere.


Questa storia di amicizia, avventura e magia, ispirata alle mitologie nordiche e germaniche – con richiami a Wagner, Tolkien e alla leggenda di Re Artù – gioca con i codici delle fiabe classiche di cui serba l’intento didattico, insegnandoci a diffidare delle apparenze: Cornelia imparerà a sue spese a riconoscere gli amici veri dai seducenti manipolatori e a sua volta il lettore scoprirà che dietro un comportamento malvagio può nascondersi una persona che malvagia non è.
In questo nuovo libro di Bernard e Roca, la narrazione procede affiancando un testo vivace e scorrevole, carico di suspense ma punteggiato anche da momenti ricchi di humour, e sontuose illustrazioni che guardano alla pittura preraffaellita e puntano come di consueto sui colori decisi e brillanti, la plasticità delle figure e gli effetti di chiaroscuro.

Focus a cura di Francesca Del Moro

 

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Fred Bernard è nato in Borgogna. Grande amante della natura, sarebbe forse diventato veterinario o esploratore se non avesse vinto il concorso per entrare all’Accademia delle Belle Arti di Beaune. Successivamente ha seguito i corsi della scuola Émile Cohl a Lione dove, nel 1991, ha conosciuto François Roca, che sarebbe diventato suo amico e collaboratore. Nel 1994 ha vissuto per un anno in Inghilterra, dove si è destreggiato tra vari lavoretti e ha eseguito centinaia di schizzi. Nel 1996 ha pubblicato i suoi primi albi illustrati per ragazzi: ha realizzato i testi e le illustrazioni di Mon ami crocodile per Albin Michel Jeunesse, le illuustrazioni di Warf, le pirate con P.H. Turin per Seuil Jeunesse, e ha scritto La Reine des fourmis a disparu per Albin Michel Jeunesse, albo tradotto in immagini da François Roca e vincitore di numerosi premi (Goncourt jeunesse 1997, premio Sorcière 1996, premio Jérôme Main). Da allora, ha realizzato uno o due albi all’anno con François e L’Arche de Nino con l’amico Nino Ferrer. Dagli scrittori appassionati di viaggi, J. Conrad, H. Melville, J. London, E. Hemingway, R. Gary, ha attinto il gusto per la lettura e la scrittura. Ispirandosi ai propri ricordi, incontri, viaggi, Fred Bernard immagina personaggi vivaci e avvincenti e storie singolari che non interessano solo ai bambini. Nel maggio del 2001, di ritorno dall’Africa, si è lanciato nel fumetto (La Tendresse des crocodiles, L’Ivresse du poulpe, Lily Love Peacock, e più di recente La Patience du Tigre). Narratore instancabile e curioso, adora cimentarsi con ogni genere di scrittura e gioca con i propri modelli per meglio reinventarli.

François Roca è nato a Lione. Ha studiato a Parigi all’École Nationale des Arts Appliqués Olivier de Serres, e poi a Lione, alla scuola Émile Cohl. Diplomatosi nel 1993, si è dedicato per qualche tempo alla pittura, per poi concentrarsi esclusivamente sull’illustrazione. Illustra soprattutto i testi del suo compare Fred Bernard, con il quale costruisce un universo immaginario che si rinnova a ogni albo. Questa associazione “penna-pennello”, poco comune nell’editoria per ragazzi, gli permette di accostarsi a temi affrontati di rado. Un albo in particolare ha segnato una svolta nella collaborazione: Jésus Betz, vincitore del premio Baobab 2001 e del Goncourt Jeunesse 2002. Ciò ha permesso ai due artisti di raccontare più liberamente storie destinate agli adulti: L’Homme-Bonsaï, L’Indien de la tour Eiffel… Nel contesto di architetture urbane così come di paesaggi naturali incontaminati, François ama dar vita a personaggi vicini a quelli che lo facevano sognare da piccolo, conosciuti tramite il piccolo o il grande schermo. François realizza anche copertine di romanzi e di riviste. Erede dei pittori che ama e ammira, rende loro omaggio nei suoi albi citandoli tramite allusioni o trasposizioni che gettano ponti tra artisti nel tempo (E. Fromentin, E. Hopper, F. Remington, J.W. Waterhouse, N.C. Wyeth, Vermeer, L.A. Tadema, D. Cornwell, J.L. Gérome…). Riferimenti letterari e cinematografici impreziosiscono sovente le sue opere, che si caratterizzano per le luci e i chiaroscuri eccellenti.

 

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