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AMICI PER LA PELLE la storia di una famiglia interspecie di Roger Olmos

Dietro ogni libro c’è una storia, a volte più di una, storie che si incrociano e diventano espressione.
Storie che si possono guardare da più prospettive ma soprattutto, come ci insegna Roger, con empatia e coinvolgimento personale, anche quando non ci riguardano.
Ormai un paio di anni fa, Roger mi mandò un’illustrazione dicendomi che gli sarebbe piaciuto sviluppare un libro sul tema…

Poi, l’estate scorsa, mentre facevo interviste e fotografie per il suo libro Happy Meat, realizzato in collaborazione con la Rete dei Santuari di Animali Liberi, andai al rifugio Capre e cavoli di Mesero, vicino a Milano. E tra le tante storie che Max, il responsabile, mi raccontò ci fu anche quella di Thor, un bellissimo e grande cane bianco e marrone, e del suo amico umano Lorenzo.
Lorenzo e Thor avevano perso il lavoro (e la casa) in un rifugio in montagna e, non riuscendo a trovarne un altro che li prendesse entrambi, erano finiti in strada. Proprio come era successo con la ricerca di un nuovo lavoro, per andare alla mensa per i senzatetto o avere un posto letto per la notte, Lorenzo avrebbe dovuto rinunciare a Thor ma, come noi tutti, non poteva abbandonare la sua famiglia, l’essere che più amava al mondo – anche se per gli altri non era che un cane – per un piatto di minestra. Piuttosto la fame, piuttosto la strada, dove li trovarono i volontari di Capre e Cavoli che offrirono loro una casa e un lavoro. Tornata da quella visita chiamai Roger e gli ricordai l’idea del libro. Gli dissi: facciamolo!
Oggi Thor non c’è più, è morto a qualche mese dall’arrivo a Capre e Cavoli, mi piace immaginare che abbia atteso che il suo amico avesse un posto sicuro e tranquillo in cui gli volessero bene.

AMICI PER LA PELLE racconta il quotidiano di una famiglia interspecie, una famiglia composta da un uomo e un cane senzatetto. Racconta l’indifferenza di tutti noi che ogni giorno li vediamo per strada e li ignoriamo. Racconta la violenza di cui sono spesso vittime, ma anche la generosità di quei pochi che riescono a vedere oltre. Ma, soprattutto, racconta il fortissimo legame di interdipendenza che li unisce, e la necessità di creare delle strutture che li accolgano come accoglierebbero una madre con il proprio figlio o una moglie con il proprio marito, come una famiglia.

Roger: Sono entrato nella realtà dei senzatetto e dei loro affetti con Noe, la mia compagna, che se ne occupa ogni giorno con Faada. La loro vita e i loro problemi sono in casa mia, e poco alla volta sono diventati problemi anche miei.
Mi ha sorpreso scoprire che esistono persone disposte a morire di freddo pur di non rinunciare al loro animale, persone che sono morte congelate in un parco non avendo nessun luogo in cui ripararsi che accettasse il loro miglior amico, la loro unica compagnia, il loro unico affetto, la loro famiglia: il loro cane.
Tutti conosciamo il cane, un animale domestico molto comune, che ha bisogno di ben poche cure e che ci ripaga con una devozione e una fedeltà sconosciute all’uomo. Siamo abituati a vedere i senzatetto per strada con i loro cani, ma non ci soffermiamo mai davvero a guardarli, non interagiamo con loro. Siamo abituati a considerare il cane come una proprietà, e non ci sconvolge che persone che definiamo per bene, che hanno una bella casa e una bella automobile, trattino il cane come se fosse un oggetto che alla minima difficoltà si abbandona in mezzo a una strada, o si relega in un balcone così come in una gabbia… Mentre per i senzatetto, che non hanno nulla, che vivono nella più grande solitudine e abbandono, un cane significa la vita e sono in grado di offrirgli non solo affetto, ma anche riparo, formando in tutto e per tutto una vera e propria famiglia.
Aprendo gli occhi alla realtà di tutti i giorni, ho pensato di fare un libro che scuotesse le coscienze e ci facesse riflettere un po’, un libro il cui protagonista fosse un cane, con il suo amore incondizionato per il suo umano. Un libro che ci aprisse gli occhi sulla necessità di considerare il cane come parte della nostra famiglia e che contribuisse a sensibilizzare l’opinione pubblica sull’importanza che hanno questi animali per i senzatetto e su quanto sia necessario considerarli inseparabili, come lo sarebbero una madre con il proprio figlio, nel momento in cui si offre loro cibo o alloggio.

Per prepararmi sono andato in strada e ho conosciuto Oscar e il suo cane Moreno, che vivono nello stesso angolo di un quartiere di Barcellona da moltissimi anni. Li trovi sempre lì e sono molto benvoluti da tutti. Hanno la signora che tutti i giorni porta a Oscar il caffè, quella che porta da mangiare a Moreno, quella che porta il pane, quella che allunga loro cinque euro o le sigarette. Oscar è una brava persona, non è un ubriacone, si comporta bene, e la gente del quartiere è abituata alla sua presenza e gli vuole bene. Quando ho finito lo storyboard di Amici per la pelle, gliel’ho portato per verifica, e mi ha confermato che se non fosse stato per Moreno probabilmente si sarebbe buttato giù da un ponte. I senzatetto non hanno nessuno, sono soli al mondo, e la solitudine è la cosa peggiore. Anche se le persone del quartiere li salutano, ognuno poi torna a casa sua, ha una sua vita.
Esistono anche coppie di senzatetto, ma spesso litigano e si separano. Il cane no, il cane resta a qualsiasi condizione.
Nella parte vecchia della città, in una piazza, c’è un signore che si chiama Antonio che vive con il suo cane Blanco. Sono insieme da quattordici anni. Li conoscono tutti. Tutte le mattine Blanco si mette sotto una finestra da dove una signora gli getta un osso, tutte le mattine.
Poi un giorno il panettiere ha investito Blanco con il furgoncino e si è dato alla fuga, e quando è arrivato un poliziotto ha detto ad Antonio che non poteva tenere il cane, senza sapere né chiedere niente. Antonio è perfettamente in grado di avere cura di Blanco. Blanco sta bene, è libero, è felice, si comporta bene, ma soprattutto fa compagnia ad Antonio, che senza di lui sarebbe già morto. E questo poliziotto arriva e gli dice che non lo può tenere… per fortuna i vicini si sono attivati subito e hanno chiamato Faada.

I senzatetto vivono con il timore che venga loro portato via il cane. Bisognerebbe imparare a guardare le cose anche dal punto di vista degli altri e non solo dal nostro. Siamo così abituati a pensare di non dipendere da un cane che non ci accorgiamo che invece persone come Antonio dipendono dal loro animale. Antonio non sarebbe vivo senza Blanco.
E poi il cane non ha bisogno di una casa, ma di cibo e di qualcuno che si prenda cura di lui. I cani maltrattati sono altri, ad esempio quelli che non camminano perché stanno tutto il giorno in braccio a una signora che li veste con un cappottino e dà loro da mangiare con un cucchiaino, come se non fossero animali, ma bambole.
Le associazioni come Faada, in casi come quello di Antonio e Blanco, sono fondamentali perché si preoccupano di controllare le leggi vigenti e garantirne il rispetto. Non esiste una legge che proibisca a un senzatetto di tenere un cane se questo non viene maltrattato ed è sano. Le associazioni come Faada si preoccupano di aiutare i senzatetto a vaccinare il proprio cane, a mettergli il chip e registrarlo; organizzano corsi di formazione per assistenti sociali, per sensibilizzarli e insegnare loro come preparare, gestire e offrire spazi anche a persone che vivono con animali; sensibilizzano i veterinari per convincerli a offrire i loro servizi in questi centri e mantenere gli animali sani; ma soprattutto lavorano per far capire alla società che umano e cane possono essere una famiglia, che per un senzatetto il cane non è una borsa, ma un essere vivente che vive con lui e dal quale dipende psicologicamente. Per un senzatetto il cane è un sostegno.
È fondamentale che i centri di accoglienza, di qualunque genere, siano aperti alle famiglie interspecie, poiché non si tratta di un problema che riguarda solo i senzatetto: basti pensare alle donne che fuggono da un uomo violento che attenta alla loro vita. Immaginate che, oltre ai figli, abbiano anche un cane… come potrebbero lasciare il cane? Hanno bisogno di un rifugio che le accolga con tutta la loro famiglia, cane incluso, perché il cane è parte della loro famiglia, ed è anch’esso in pericolo.

Proprio come Lorenzo e Thor, Oscar e Moreno, Antonio e Blanco, i due protagonisti di questo libro sono una famiglia, indivisibili, nella buona e nella cattiva sorte, ed è a tutti loro che AMICI PER LA PELLE è dedicato.

 #TertuliaILLUSTRATI #28:  AMICI PER LA PELLE rapporti, familia e società interspecie
VIDEO YOUTUBE

AMICI PER LA PELLE è una mostra a cielo aperto realizzata da #logosedizioni in collaborazione con CHEAP. Aperta 24h fino al 29 giugno: troverete le 24 bacheche, con tanto di codice QR per guardare i video guida realizzati dall’autore, in via Indipendenza e in via San Giuseppe in centro a Bologna.

Roger Olmos (Barcelona, 1975). Illustratore di fama internazionale, ha pubblicato circa novanta titoli con una ventina di case editrici di tutto il mondo. Grande amante degli animali, ha adottato uno stile di vita vegano e da anni con la sua arte si impegna a promuovere il rispetto dell’ambiente e di tutti gli esseri viventi.

Libri pubblicati con #logosedizioni in difesa degli animali: Senzaparole, Amigos, Happy meat, Amici per la pelle, Grindadrap, Aquarium, Taiji, La foca bianca.

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