CAMBIA LA STORIA,  INCONTRI

CAMBIA EL CUENTO PER UN FUTURO SENZA VIOLENZA DI GENERE!

Sulla rete, non so come, non so dove, ho trovato un VIDEO su Cappuccetto Rosso.
Immediatamente sono andata a cercare altre informazioni su chi lo aveva prodotto e saperne di più… È stato così che ho conosciuto Cambia el Cuento, di Cristina Vila Peñuelas e Mireia Selva Monfort, due sociologhe catalane che hanno deciso di cambiare la storia dei rapporti umani, soprattutto quelli tra uomo e donna partendo da una semplice favola, una favola che tutti noi ben conosciamo.

Se a questo punto avrete già visto il video, avrete sicuramente iniziato a farvi due domande come me le sono fatte io, e avrete capito che vi trovate davanti a un argomento tanto comune da essere “normalizado” come dicono Cristina e Mireia in un comprensibilissimo spagnolo, ma soprattutto spero concorderete con me sulla qualità del materiale e sull’efficacia nel comunicare l’intento.
Così le ho contattate, ho chiesto loro se mi davano il permesso per far tradurre e sottotitolare il video in italiano e pubblicarlo su Ciopilopi per metterlo a disposizione dei bambini e degli adulti che ci seguono. Ma un video non era ancora abbastanza per svegliarmi. La cultura sessista è così radicata in me, e in tutti noi, da non permetterci di vedere oltre, oltre a quanto ci hanno insegnato e inculcato ancora prima di nascere quando mamma e papà si chiedono di che colore comprare il corredo del nascituro. Ma Cambia el Cuento è inarrestabile, e ha pubblicato un altro VIDEO, questa volta sulla violenza domestica nel rapporto di coppia usando allo scopo la fiaba classica La bella e la bestia. Ho sottotitolato anche questo. Le domande avevano preso il sopravvento e così mi è bastato che loro pubblicassero l’annuncio del CORSO ONLINE per iscrivermi e iniziare.

Non vi voglio raccontare tutto il contenuto del corso, ma la parte che è stata più significativa per me, che convivo con un ragazzino adolescente, la parte che mi ha tolto la benda dagli occhi. In un esercizio mi veniva chiesto quali fossero le caratteristiche attribuite al sesso femminile. Sensibilità, dolcezza, empatia, comprensione, accoglienza… e fino a qui niente di strano. Poi venivano date le caratteristiche attribuite, anzi richieste a un maschio. Un maschio deve primeggiare, deve essere forte, deve trasformare emotività in razionalità, sensibilità in forza…
Ma cosa succede se un maschio non ha queste caratteristiche? Se un maschio non è alfa? Inutile che vi faccia l’elenco degli aggettivi, nomignoli e dispregiativi che vi verranno alla mente come sono venuti a me e come vengono in mente a chiunque sia cresciuto in una cultura maschilista e sessista che non prevede pari libertà di espressione e di emozione per entrambi sessi, un’educazione che non attribuisce la stessa intelligenza a entrambi i sessi e soprattutto si concentra sulla forza fisica.
Portando la riflessione su un terreno più intimo, quello domestico, ho realizzato che il mio adolescente non può piangere a scuola, non può esprimere ai compagni tutta la dolcezza che invece riesce a comunicare alle sorelle nella nostra intimità familiare. Un maschio che voglia avere l’approvazione della famiglia, della società, e anche della moglie, deve competere per primeggiare e dimostrare sempre le sue capacità. Non che noi donne non dobbiamo farlo, e anche noi abbiamo i nostri problemi, ma questo esercizio mi ha aperto gli occhi su cosa significa davvero educazione sessista e maschilista, sul reale significato e sull’importanza che ha un’educazione di massa sbagliata nella vita di tutti noi tutti i giorni. Ho capito come il modello di educazione maschilista reprimendo la sensibilità, la dolcezza, l’emotività e l’empatia necessarie per avere un rapporto sano con gli altri ma soprattutto con se stessi, possa imputridire le anime più sensibili e trasformarle in energumeni.

In altri tempi sarei volata in Spagna, nella Catalunya che adoro, per conoscere Cristina e Mireia, ma nell’era del #Covid ho intessuto una zoom amicizia.
ILLUSTRATI come sapete è chiusa, ma non ho perso il vizio di voler condividere le storie di vita che incontro, e così ho intervistato Cristina per voi.

Ho sempre amato lavorare con le creature (Cristina non parla mai di bambini e/o bambine, ma sempre e solo di creature), e quando nel 2005 e 2006, ancora all’università, iniziai a lavorare sulla disuguaglianza di genere, sul sessismo e l’educazione maschilista, capii subito che se non si partiva dalle radici del problema non avremmo fatto che mettere delle toppe. Era necessario partire già al nido d’infanzia se volevamo costruire una società libera dagli stereotipi. Per ottenere l’uguaglianza dei sessi, è fondamentale iniziare dall’educazione, dalla scuola. Ho sempre fatto anche laboratori per adulti nelle aziende e nei comuni, ma le persone adulte sono difficili da cambiare, trovo sempre resistenza. La scuola invece, di qualsiasi grado, è un luogo in cui si può generare un cambiamento.
Tornata in Catalunya dalle Asturie, il mio primo lavoro fu vendere pubblicità in una radio, e mi accorsi che se riuscivo a vendere dei prodotti che non mi appartenevano, a maggior ragione sarei riuscita a vendere i miei progetti che avevo preparato già all’università, ma che allora non sapevo come promuovere. Nel novembre del 2015 accettarono il mio primo progetto che coinvolgeva quattro scuole dell’infanzia a Figueras. Dovevo osservare come le educatrici trasmettono messaggi diversi a seconda dei sessi e quindi facendo una distinzione maschio/femmina. Io dovevo produrre una relazione e successivamente formare le insegnanti nella coeducazione e organizzare incontri con le famiglie. Piacque così tanto che me ne chiesero altri. Così andai al Museo del giocattolo e chiesi che mi lasciassero fare delle ricerche sui giocattoli per analizzare come potevano incidere sull’educazione sessista. Avevo un programma alla radio e continuavo a lavorare focalizzata sulla coeducazione. Fino a che non mi proposero di aprire un’associazione che si occupasse di uguaglianza di genere e contattai le compagne dell’università, e così anche Mireia, che oltre a essere la più vicina a me geograficamente, e che quindi riuscivo a vedere di più, mi ha dato il suo appoggio incondizionale e mi ha aiutata a portare avanti tutto.

Com’è nata l’idea del video?
Durante gli incontri a scuola, raccontavo sempre la storia della Topolina presuntuosa (per chi non la conoscesse perché in Italia non è così popolare come nei paesi ispanofoni, è la storia di una topolina che non volendosi accontentare di un topo come sposo, dopo aver valutato tutti i pretendenti – cane, gallo, ecc. – e averli scartati tutti perché non alla sua altezza, alla fine si lascia affascinare dalle lusinghe e dall’eleganza del gatto che però dopo le nozze se la mangia). E dopo avergliela raccontata chiedevo cos’era capitato alla topolina e mi rispondevano che il gatto se l’era mangiata. Allora chiedevo cosa significava e notai che facevano fatica a dire che era morta, che era stata uccisa dal gatto. Ma quando chiedevo loro chi aveva la colpa della brutta fine della protagonista, le creature alzavano la mano per dare la colpa a lei, la topolina. Perché era stata presuntuosa, era stata egoista. Nessuno dava la colpa al gatto che di fatto aveva ingannato la topolina. È stato così che ho avuto l’idea di fare un video: pensai di dover mettere il mondo intero di fronte a una diversa lettura della favola, di dover condividere con tutti le risposte delle creature per mostrare loro come siamo fortemente condizionati nelle nostre opinioni.

Un collega della radio mi disse come fare per mettere in piedi il video, non avevo neanche i soldi per pagare l’affitto ma per me era fondamentale andare avanti e feci la mia scommessa. Poi però scegliemmo di rappresentare Cappuccetto Rosso, perché chi mi aiutò a fare il crowdfunding per raccogliere i fondi necessari alla sua realizzazione, mi disse che La Topolina presuntuosa non era abbastanza conosciuta, che dovevo usare un personaggio universalmente conosciuto: Cappuccetto Rosso per l’appunto, che però stavolta sarebbe uscita dalla storia dicendo basta! al lupo e alla violenza di genere.
Non potete immaginare la quantità di richieste che ci sono arrivate e che ci arrivano tuttora. Non potete immaginare nemmeno quanti laboratori abbiamo realizzato, e la maggior parte delle volte per pura vocazione perché i laboratori sono pagati davvero male e il guadagno spesso non basta a coprire le spese del viaggio. Ma i risultati sulle creature solo in un paio d’ore di attività ci ha fatto andare avanti.

A partire dal video, con Mireia abbiamo realizzato la GUIDA PER GLI INSEGNANTI (inclusa nel corso online), poi il CORSO ONLINE. Adesso abbiamo appena ultimato una mostra percorso illustrata e interattiva per le scuole rivolta ai ragazzi, trovate tutto sulla nostra pagina istagram.

La violenza maschilista inizia nella culla. Quando esaminiamo i giocattoli molti di loro trasmettono già l’idea di dominazione e di subordinazione. Lo stesso vale per pubblicità, video musicali e perfino i film! Agendo alle radici del problema riesci a fare prevenzione sulla violenza di genere, perché agisci direttamente sul modo di rapportarsi tra di loro delle creature, insegnando loro a trattarsi bene, con rispetto. Insegni loro a non stabilire rapporti di potere. È importante comprendere che la violenza di genere non colpisce solo le donne, ma anche gli uomini stessi e chiunque abbia una sessualità atipica e quindi non eterosessuale.

La violenza ha le stesse radici, ma come Cambia el Cuento, lavoriamo di più la parte femminile, perché in quanto donne riusciamo a relazionarci meglio con le ragazze. Anche la socializzazione dei ragazzi non è facile, ma l’esperienza ci ha dimostrato che si ottengono più risultati quando è un uomo a parlare loro, e per questo ci siamo aperte alla collaborazione con esperti di sesso maschile. Quando i ragazzi ci vedono per al prima volta spesso pensano – Ecco che arriva la donna a mettere in discussione quello che dico, come mi comporto – si sentono minacciati e non sono così ricettivi come quando a parlare loro è un uomo, che uso il loro stesso linguaggio, e quindi si rilassano e riescono ad aprirsi di più riguardo i loro dubbi e paure.

Quando si genera il dibattito, e vediamo che le creature sono interessate e si stanno divertendo, e che anche loro percepiscono il cambiamento nell’aria, quando possiamo ascoltare le loro opinioni, ribattere e poter rompere con tutto ciò che è stabilito e che fa loro male, quando vediamo la scintilla nei loro occhi è una sensazione indescrivibile. All’inizio sono tutti preda dell’inerzia, gli stessi insegnanti, ma piano piano il clima cambia, soprattutto quando iniziamo a porre loro delle domande. Vi siete mai chiesti cosa significa mangiare qualcuno? Vi siete mai messi nei panni di Cappuccetto Rosso? Avete mai notato la differenza di età tra Cappuccetto Rosso e il Lupo? Molti si rendono conto di non sapere indentificare un’aggressione sessuale. Ma è quando i ragazzi riescono a mettersi nei panni delle ragazze, e pensano a quando devono attraversare un luogo buio e desolato, quando ci chiedono cosa possono fare per far sì che la ragazza non si senta molestata, capiamo di aver fatto centro. In quel momento abbiamo sconfitto la normalizzazione di un’aggressione sessuale.

Il vostro sogno?
“Desideriamo continuare a produrre materiali, continuare a far crescere il progetto, in tutto il mondo… purtroppo Cambia el Cuento ancora non ci permette la stabilità economica e quindi la libertà di creare.  Se avessimo una fonte di sostentamento fissa avremmo più tempo per dedicarci alla creazione di nuovi materiali, di migliorare quelli già esistenti, perché la voglia e le idee sono infinite!”

Ebbene, spero vi abbia fatto piacere la conoscenza di Cristina e Mireia, ma non è finita qui!
Le ho fatte incontrare con Alessandra Sila del Centro per la Salute del Bambino, che ha subito coinvolto Mariagrazia Apollonio del Centro Antiviolenza Goap e Elena Fierli dell’Associazione di Promozione Sociale S.CO.S.S.E. e stiamo lavorando per portare già a settembre di quest’anno la versione italiana di Cambia el Cuento: CAMBIA LA STORIA.

Per portare CAMBIA LA STORIA nelle scuole italiane, sviluppare un modello e materiali di formazione per insegnanti, per validare un modello già sperimentato in Spagna per la promozione del rispetto e valorizzazione della diversità; per realizzare una guida per una metodologia didattica innovativa che rafforzi il senso critico; per tutto questo Cambia la Storia è tra i progetti selezionati dell’iniziativa Crédit Agricole For Future lanciata dal Gruppo Crédit Agricole Italia, la raccolta fondi è attiva sul portale di crowdfunding CrowdForLife. Contiamo sul vostro sostegno!
Per contribuire CLICCARE QUI.

https://www.ca-crowdforlife.it/project/cambia-la-storia/

E a breve avremo la GUIDA CAMBIA EL CUENTO tradotta in italiano per insegnanti e per famiglie e molto altro ancora!

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