Focus

UNA LUNGA STORIA D’AMORE


UNA LUNGA STORIA D’AMORE
di Emmanuelle Houdart e Laetitia Bourget
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Una fiaba insolita, che si apre con il classico incipit “C’era una volta”, giungendo però al prevedibile finale già nella prima pagina.
Una principessa attende un principe, che a sua volta la cerca superando terribili prove. I due si incontrano, si innamorano al primo sguardo, si sposano e vivono felici e contenti. Una trama che tutti conosciamo benissimo e che qui viene riassunta in poche frasi, come se premessimo il tasto “avanti-veloce” per terminare il racconto in meno di un minuto.
E poi? Si domandano le autrici e se lo chiede anche il lettore, un po’ frastornato per il fatto che tutto sembra essersi già concluso poco dopo aver aperto il libro. La verità è che qui, nonostante la dimensione onirico-fiabesca in cui ci immergono le immagini, non ci troviamo precisamente in una fiaba. Del resto avevamo già intuito che gli aggettivi scelti per definire la principessa (incantevole e delicata) e il principe (azzurro e valoroso), nonché le prove “più insuperabili” nondimeno superate da quest’ultimo strizzano l’occhio ai cliché delle fiabe classiche con un’ironia che ci accompagnerà fino al termine della lettura.
Per una volta i protagonisti della storia non sono perfetti e meravigliosi ma hanno alcuni di quei difettucci che all’inizio di una relazione passano generalmente inosservati ma diventano difficili da sopportare dopo molti anni di vita insieme. Il principe non è più tanto affascinante quando russa la notte o fa pipì contro un albero, oppure si toglie gli stivali spargendo intorno un olezzo di formaggio stantio. Non va tanto meglio alla principessa, che è un po’ meno incantevole del solito quando le spuntano dei brufoli rossi in viso, la gravidanza le gonfia il vitino da vespa o le sfugge una puzzetta. Si sa che inizialmente gli innamorati si lasciano assorbire l’uno dall’altra, si scambiano continue premure, cercano di stare vicini il più possibile. Ma più avanti può capitare di sentirsi trascurati e a propria volta di non prestare abbastanza attenzione al compagno o alla compagna. È normale che la principessa si rattristi ogni volta che il principe non si accorge che si è fatta bella per lui o quando parte per andare a combattere contro qualche terribile mostro. Dal canto suo, il principe si ingelosisce vedendola ballare con un altro e si sente offeso se lei non presta ascolto ai racconti delle sue imprese eroiche.


Con un abile tocco di bacchetta magica le autrici trasformano le angosce quotidiane, le grandi e piccole difficoltà della vita di qualunque coppia nelle peripezie di un principe e di una principessa. L’ambientazione resta quella tipica della fiaba: la coppia reale indossa abiti sfarzosi e vive in una sontuosa dimora, ci sono cavalli nelle scuderie, mostri malvagi e creature metamorfiche rappresentate nello stile inconfondibile di Emmanuelle Houdart. La classica trama che prevede una serie di ostacoli da superare fino al lieto fine è ancora presente: a cambiare è la natura degli ostacoli, che è a misura di ciascuno di noi.
La relazione tra il principe e la principessa comincia sotto i migliori auspici: i due vanno a vivere in un bel palazzo, dove passano tutto il tempo ad amarsi e a divertirsi. Ma… ben presto arriva un “ma” che cambia il tono del racconto, anche sul piano sintattico, trasformandolo in una sfilza di domande incalzanti. Come hanno fatto a scegliere il colore del palazzo o il nome dei figli senza litigare? O a decidere dove mettere le cose? Come hanno potuto continuare ad amarsi pur sentendosi a volte trascurati e vedendo con chiarezza i rispettivi difetti? Sappiamo già che “ce l’hanno fatta” perché le loro difficoltà ci vengono presentate a posteriori e infine arriva una risposta a chiudere la serie di interrogativi, pregnante ma non perentoria: “Credo proprio che siano cresciuti”.


La scelta del verbo “credere” inserisce una sfumatura di soggettività, lascia ancora un piccolo dubbio ad aleggiare. Anche qui, infatti, come in Genitori Felici, Emmanuelle Houdart e Laëtitia Bourget non intendono offrirci certezze assolute ma aiutarci a decostruire le visioni stereotipate e innaturalmente perfette della vita e dei rapporti umani. Non a caso, il principe e la principessa vengono presentati inizialmente come due bambini intenti al gioco e ansiosi di condividere esperienze e di scoprirsi a vicenda. Matureranno insieme non senza fatica e li vedremo crescere, pagina dopo pagina, fino a scoprire che il loro amore è tanto forte da resistere alla prova degli anni. Il libro si pone così come una sorta di “educazione sentimentale” che insegna a grandi e piccini a sdrammatizzare in materia di rapporti amorosi e a viverli con le loro luci e ombre, consapevoli che si può essere felici accettando chi si ama per quello che è, senza idealizzarlo col rischio di rimanere feriti dal crollo della nostra illusione.
Le fiabe classiche ma anche i moderni mezzi di comunicazione insistono su modelli impeccabili ed è facile che di fronte a questi ci si senta inadeguati, con la sofferenza che ne deriva. Allora varrà la pena imparare a convivere con le nostre imperfezioni e a sorriderne.

Focus a cura di Francesca Del Moro

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L’illustratrice:
“Nella mia vita sono accadute un sacco di cose meravigliose e terribili, come in quella di tutti. E questo è ciò che disegno, il meraviglioso e terribile.”
Pittrice e illustratrice, Emmanuelle Houdart è nata nel 1967 in Svizzera. Diplomatasi alla Scuola d’Arte di Sion e all’Ecole Supèrieure d’Arts Visuels di Ginevra, si è poi trasferita a Parigi. Oltre a collaborare con diversi giornali e quotidiani (Libération, Le Monde, Sciences et Vie Junior, Ça m’intéresse… ), ha all’attivo una decina di libri di cui ha curato testo e immagini. Una ventina invece i volumi per ragazzi che ha illustrato. Il suo è uno stile del tutto personale caratterizzato dall’uso di colori pieni e decisi, che delinea un mondo fiabesco ma estremamente concreto e reale.
Nel 2003 ottiene il Premio Octogone, categoria Grafica (CIELJ), per Les Choses que je sais. Due anni più tardi viene premiata alla Fiera del libro per ragazzi di Bologna, per Monstres malades. E nel 2006 le viene assegnato il Gran Premio (libri per ragazzi) della Società dei letterati francesi per Les Voyages merveilleux de Lilou la fée.
Con #logosedizioni ha pubblicato: Va tutto bene Merlino!, Amiche per la vita, Il denaro, Saltimbanchi, Il guardaroba, Genitori felici, Una lunga storia d’amore, Rifugi, Emilia Mirabilia, Mia madre, Mostri malati, Il mio pianeta e Sfilata di Natale. Un calendario dell’avvento.

L’autrice:
Laetitia Bourget
è nata a La Rochelle nel 1976 e vive e lavora a Parigi e a Néons sur Creuse. Si è laureata in arti plastiche all’università di Bordeaux 3 nel 1998. Dal 1997 è attiva in vari ambiti artistici (video, fotografia, editoria, installazioni, scrittura, disegni, opere site-specific). Ben presto il suo lavoro si è conquistato una buona visibilità grazie alla diffusione dei suoi video negli eventi e nei festival di videoarte internazionali. Le sue opere sono esposte in tutto il mondo in gallerie, spazi istituzionali e alternativi e sono incluse in collezioni pubbliche e private in Francia e altrove.
Dal 2003 pubblica albi per l’infanzia per le case editrici Seuil Jeunesse, Thierry Magnier e Sarbacane, e più di recente libri arricchiti da piccole tavole numerate per Nuages.
Con #logosedizioni ha pubblicato: Amiche per la vita, Genitori felici e Una lunga storia d’amore.

 

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