GRAN VAMPIRO
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Su una collina desolata alla periferia di Vilna (nome antico della capitale della Lituania), sorge un castello dall’aspetto sinistro: si tratta della spettrale dimora di Fernando il vampiro. Gli affezionati lettori del fumettista nizzardo Joann Sfar riconosceranno immediatamente l’incarnato grigio, le orecchie a punta e l’animo gentile del protagonista della serie Piccolo Vampiro, che a quanto pare è cresciuto (eppure i vampiri non invecchiano… Curioso, no?), diventando un distinto gentilvampiro d’altri tempi, con tanto di frac e colletto inamidato. Sensibile e ironico, colto e raffinato, amante dell’arte, della letteratura e della musica, tanguero provetto e pianista dilettante, collezionista di vinili e amante dei drink sofisticati, Fernando sembrerebbe avere tutte le carte in tavola per essere un rubacuori… se non fosse anche gracilino, timido, imbranato, malinconico, un po’ misantropo e vagamente depresso. Il risultato di questo cocktail vampiresco è una vita sentimentale imprevedibile, piena di buchi nell’acqua, ma anche ricca di colpi di scena.
Nelle prime pagine troviamo Fernando alle prese con Liù, ragazza-mandragora e sua ex fidanzata, che vorrebbe tornare insieme a lui. Il vampiro è ancora innamorato di lei, ma non riesce a perdonarla per averlo tradito con Michele Donati… ebbene sì, proprio il migliore amico del Piccolo Vampiro. A partire dal 2001, Joann Sfar porta avanti in parallelo le vicende del Piccolo e del Gran Vampiro, divertendosi a inserire riferimenti incrociati e a sviluppare i personaggi e le relazioni che intercorrono tra loro in direzioni inaspettate; così Michele, il bambino leale, coraggioso e un po’ discolo che avevamo conosciuto sulle pagine di Piccolo Vampiro, in Gran Vampiro è una specie di gangster, spregiudicato e opportunista al punto da andare a letto con la ragazza del suo migliore amico e rammaricarsi unicamente del fatto che lui l’abbia scoperto.
Per consolarsi del doppio tradimento, Fernando decide di uscire a comprare dei dischi con Imhotep, il suo gatto orientale. Lungo la strada si imbatte in una finestra lasciata incautamente aperta da una ragazza e decide di intrufolarsi per fare uno spuntino, ma senza (eccessivo) spargimento di sangue: da bravo gentiluomo qual è, ha sempre cura di non svegliare le sue prede, mordendole con un dente solo per non far più male di una puntura di zanzara. Tuttavia, proprio mentre sta pasteggiando, una giovane collega irrompe improvvisamente per “insegnargli il suo lavoro”; si tratta di Aspirina, vampira sanguinaria ed eternamente diciassettenne, che uccide puntualmente le sue vittime. Questo incontro sancirà l’inizio di un folle amore adolescenziale per Aspirina e di un mare di guai per Fernando, trascinato suo malgrado dall’insistente corteggiatrice in molteplici disavventure.
Leggendo il primo episodio della serie, Cupido se ne frega, verrebbe da pensare che Aspirina abbia qualche chance di vincere le deboli resistenze del suo amato; ma ben presto anche altre fanciulle faranno battere il cuore di Fernando. Deluso dalla storia con Liù, il vampiro dichiara di non voler più sentir parlare dell’amore, ma di fatto non riesce a farne a meno e appena ne ha l’occasione si lancia in un nuovo corteggiamento: dal romantico tour notturno del Louvre con una turista giapponese (che aveva attentato alla sua vita cercando di fotografarlo con il flash) ai molto meno romantici abbordaggi in discoteca, passando per il fugace incontro con un’elegante donna-fantasma conosciuta durante una crociera solitaria.
Di certo quella di Fernando non è una vita noiosa, tra la corte spietata che gli fa Aspirina, Michele che cerca di riconquistare la sua amicizia, un lupo mandrillo che vuole dargli lezioni di abbordaggio e la polizia di Vilna che lo costringe a indagare su un omicida seriale… per non parlare del tormentato rapporto con Liù. Il vampiro si mostra spesso insofferente, dichiarando di voler essere lasciato in pace, ma appare costantemente teso tra la ricerca della serenità e un’inquietudine che lo porta puntualmente a cacciarsi nei guai. Così capita che si ritrovi nel bel mezzo di una sparatoria tra un dandy inglese e alcune mummie egizie, o che addenti il collo di una più che consenziente Aspirina “per vedere di nascosto l’effetto che fa” mordersi tra vampiri, finendo vittima di un cortocircuito genetico.
Questo incidente permetterà inoltre a Sfar di rievocare la Signora Pandora e il Capitano dei morti, già incontrati in Piccolo Vampiro; ma anche in questo caso, le relazioni tra i personaggi appaiono molto diverse tra una serie e l’altra: in Piccolo Vampiro il protagonista vive felicemente nel castello infestato con sua madre Pandora e il Capitano (che non è chiaro se sia o meno suo padre, ma senza dubbio ne fa le veci); in Gran Vampiro subentra invece una misteriosa legge non scritta per la quale Fernando e sua madre non possono incontrarsi: il massimo contatto consentito è parlare attraverso il citofono, e soltanto in casi di emergenza.Il rapporto temporale tra le due serie è piuttosto ambiguo: come Sfar ribadisce più volte, i vampiri non crescono, pertanto non è chiaro se le vicende narrate in Piccolo Vampiro precedano cronologicamente quelle di Gran Vampiro (l’autore sembra addirittura suggerire il contrario!) o se si tratti di due dimensioni parallele che si toccano spesso e volentieri, in una libera circolazione dei personaggi attraverso il tempo e lo spazio.
In ogni caso, Sfar mostra una spiccata propensione per il cross-over, che non si limita alle due serie dedicate al vampiro ma abbraccia tutte le sue opere, costruendo un universo a fumetti aperto e coerente in cui personaggi di serie diverse si incrociano e interagiscono, e regalando spassosi camei ai suoi lettori più fedeli. Così, nell’episodio Transatlantica in solitario, tra i passeggeri della crociera troviamo il Professor Bell (protagonista della serie omonima), Ossour Hirsydoux (aiutante del professore e a sua volta protagonista di una serie), Eliphas, fantasma e coscienza del Professore, nonché l’arcinemico di Bell: il perfido capitano-mummia Imhotep III (che guarda caso porta lo stesso nome del gatto di Fernando). Allo stesso modo gli amici del vampiro, come Michele Donati, i poliziotti Vincent Ehrenstein e Humpty Dumpty, l’Uomo-Albero, il vecchio Elia e il suo Golem usciranno dalle pagine di Gran Vampiro per diventare protagonisti di altre pubblicazioni a loro dedicate (L’Homme-Arbre, Le Petit monde du Golem).
Non mancano infine riferimenti al mondo reale: Fernando legge Proust e Hugo e ascolta Brassens e i Frères Jacques; Aspirina preferisce Marilyn Manson e il goth punk, mentre sua sorella adora le poesie di Prévert… senza dimenticare personaggi come il vecchio Elia e il suo Golem, chiamati a rievocare le radici ebraiche di Sfar.
Nonostante le mille rocambolesche deviazioni, la narrazione torna sempre, magneticamente, sugli amori del vampiro. Fernando vola di finestra in finestra, di donna in donna, eppure è tutt’altro che un playboy: timido e impacciato, il vampiro colleziona due di picche in abbondanza, e anche quando capita che una ragazza si conceda, lo fa appena per il tempo di qualche bacio, per poi dileguarsi. Ma non è solo l’imbranataggine di Fernando a rendercelo simpatico: il suo personaggio è permeato di tenerezza, fragilità, malinconia, che emergono qua e là nel testo e trovano piena espressione nell’Intervista col Gran vampiro, a chiusura del volume. Questo testo in cui Fernando parla di sé in prima persona rappresenta una sorta di manifesto programmatico dell’autore: attraverso i pensieri, le opinioni e le confidenze del vampiro Sfar sembra voler guidare il lettore affinché possa comprendere meglio il personaggio e i suoi atteggiamenti.
Così, dietro quella che a un primo sguardo potrebbe sembrare un’esistenza superficiale, fatta di avventure volatili e spesso sconclusionate, si cela tutta la tragicità della condizione immortale di vampiro. Fernando è un essere senza tempo: una volta era un uomo che ha vissuto ed è morto, da allora è diventato un vampiro e non può più crescere, invecchiare o morire. Il suo dramma è che, con tutta l’eternità davanti, per lui non c’è evoluzione possibile: lungi dal vivere un’immortalità gaudente, Fernando rischia sovente di soccombere all’angoscia di un estenuante eterno ritorno dell’uguale, come confida all’amico Elia nell’episodio Mortali per la testa: “È tanto tempo che vivo, Elia. Tantissimo tempo. Mi ricordo troppe cose. Tutte le notti si assomigliano. Sono solo piccole storie che non portano da nessuna parte”.
La sua concezione del tempo non è lineare, bensì ciclica, come spiega lui stesso, un po’ piccato, all’intervistatore che lo incalza sui suoi amori inconcludenti: “Senta, io non sono come voi. Cosa si aspetta? Che mi sposi? Cha abbia dei figli? Sono cose che non posso fare. Non vivo in un tempo lineare. Ogni notte è come se ripartissi da zero”.
Fernando confessa di provare una forte nostalgia per la condizione mortale, che con la sua limitatezza configura il rapporto degli esseri umani con il tempo, permettendo loro di fare della propria vita una narrazione dotata di senso. Privato della possibilità di crescere e morire, il vampiro riassume la sua condizione affermando: “Vivo meno di voi”. Negli abissi senza fondo della sua esistenza immortale, il senso si perde vanificando ogni progettualità. Sospeso com’è nell’eternità, l’unico modo che ha di non dissolversi in un’esistenza indistinta e sempre uguale a sé stessa è tenersi ben abbarbicato all’attimo, vivendo intensamente il presente. “Sono sinceramente innamorato di tutte le donne che mordo”, dichiara il vampiro, e noi non ne dubitiamo.
Con delicatezza e ironia, Sfar propone una profonda riflessione sul senso della vita e su quello della morte, indagati attraverso le vicende del vampiro più tenero, divertente e malinconico della storia del fumetto.
Focus a cura di Mirta Cimmino
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Nato a Nizza nel 1971, Joann Sfar è un autore di fumetti prolifico e pieno di talento, che si destreggia con abilità tra i disegni e la sceneggiatura. Nel 1994 ha pubblicato il suo primo libro a fumetti, Les Aventures d’Ossour Hyrsidoux, e a partire dal 2000 ha riscosso un crescente successo di pubblico e critica, ottenendo numerosi premi. Collabora con la stampa, illustra classici della filosofia e ha all’attivo numerosi albi a fumetti, molti dei quali sono stati tradotti in italiano. Tra questi, vari volumi delle serie Troll, Merlino, Socrate il semicane, La Fortezza, Merlino, Professor Bell, Sardina dello spazio, Piccolo vampiro (#logosedizioni, 2018). Nel 2004 ha ricevuto il premio speciale Grand Prix de la ville d’Angoulême per il trentesimo anniversario della manifestazione. Nel 2010 ha diretto il film musicale Gainsbourg (vie héroïque), adattamento di una sua graphic novel, e vincitore di tre premi César. Nel 2011 ha diretto il film d’animazione Le chat du rabbin, tratto dalla sua omonima serie a fumetti e candidato all’European Film Awards come miglior film d’animazione.
Titoli pubblicati per #logosedizioni: Piccolo Vampiro 1.
Di prossima uscita: Piccolo Vampiro 2, Gran Vampiro 1.